La “second opinion” per decidere con maggiore consapevolezza. E serenità

Nel campo della neurochirurgia, e più in particolare della chirurgia spinale, oggi, sono sempre più di frequente diagnosticate patologie quali l’ernia del disco lombare, o la stenosi del canale cervicale/lombare o la spondilolistesi degenerativa.

Come soluzione a queste patologie viene spesso consigliato il trattamento chirurgico soprattutto nei casi in cui trattamenti non invasivi non abbiano sortito gli effetti desiderati.
Anche se eseguito con le tecniche più avanzate, l’intervento chirurgico non è esente da rischi e può determinare complicanze. Trattandosi nella maggior parte dei casi di sintomi che non richiedono un trattamento urgente, la persona spesso vuole essere confortata nel prendere una decisione da un parere alternativo, per avere conferma che il trattamento chirurgico sia effettivamente la soluzione migliore.

Mutuando un’abitudine consolidata negli Stati Uniti, da qualche anno è ormai invalsa l’abitudine di richiedere la “second opinion”. E’ una soluzione che consiglio: il numero crescente di persone che si affidano a questa pratica ha contribuito a rafforzare le competenze nella più precisa valutazione dei sintomi e delle alternative, soprattutto per quei casi in cui l’intervento chirurgico potrebbe non rappresentare la soluzione definitiva, o potrebbe non esserlo in quel particolare momento della storia della malattia del paziente. Consultare un secondo specialista in patologie della colonna vertebrale lombare, neurochirurgo oppure ortopedico, può quindi risultare davvero utile.

Cosa deve aspettarsi il paziente dalla “second opinion”?

La conferma dell’indicazione al trattamento chirurgico, oppure ricevere indirizzamento verso altre terapie, in genere fisiche più che farmacologiche.
Nel caso in cui il consiglio della second opinion vada in direzione dell’intervento chirurgico, la persona dovrà prendere atto della necessità: lo farà comunque con maggiore consapevolezza e preparazione, anche nello scegliere il suo chirurgo.
Nel caso invece si presenti un parere favorevole a terapie alternative, la persona farà bene a rivolgersi a uno specialista in grado di prenderla in carico, acquisendo ulteriori certezze sul percorso di cura.